Comprare europeo
Data la concitata situazione geopolitica degli ultimi mesi, sempre più persone cercano alternative europee a prodotti e servizi provenienti dagli Stati Uniti. Siccome è qualcosa a cui sono personalmente interessata ho iniziato a fare qualche passo in questa direzione. In questo articolo riassumo la mia esperienza.
1) Perché comprare europeo
Chi si sta orientando verso il comprare prodotti e servizi europei (a discapito dei non europei) tende a farlo primariamente per queste due ragioni:
voler favorire la nascita e lo sviluppo di un ecosistema economico e tecnologico europeo autosufficiente (dato che in alcune aree l’Europa è al momento estremamente carente);
“votare col proprio denaro”, penalizzando governi, aziende e persone che agiscono in modo volontariamente nocivo nei confronti dell’Europa, dei suoi valori e dei suoi cittadini. Segue foto scorrelata da quanto appena detto.
2) In principio era FOSS
Ammetto che prima del 2024-2025 non avevo particolare interesse a europeizzare i miei consumi. Avevo due principali linee guida nelle mie scelte di utilizzo e acquisto di prodotti digitali e di dispositivi elettronici:
la filosofia FOSS, ovvero free and open source1;
l’attenzione alla privacy e il rispetto dell’utente.
Ad esempio è per questo motivo che preferisco sistemi operativi Linux, o trovo inquietanti le lavatrici smart e i router con Alexa integrata.
Questi criteri di scelta sono per me ancora importanti. Tuttavia negli ultimi mesi ne è emerso prepotentemente un altro: la necessità di una sempre maggior indipendenza europea dall’economia e tecnologia statunitense. Soprattutto se di tipo proprietario (→ non free e non open source).
3) Guardarsi attorno
Una volta presa coscienza di ciò è imbarazzante constatare come quasi ogni prodotto o servizio che ci circonda sia posseduto da una manciata di aziende, tutte non europee.
La mia italianissima università utilizza una casella di posta gestita da Google. Il gruppo degli studenti del mio corso di laurea è su Whatsapp. In ambito lavorativo ci si contatta su LinkedIn e si collabora su Google Drive. Per rilassarsi si guardano un paio video su YouTube, o duecento reel su Instagram o TikTok. Se si ha voglia di leggere c’è Reddit, o Substack. Se si ha voglia di film e serie tv c’è Netflix e Amazon Prime. Quest’ultimo servizio spadroneggia anche negli acquisti online, a loro volta dominati da VISA e Mastercard. O, per gli alternativi, da PayPal e Stripe. E se social e shopping non bastano, si prenota un viaggio su Airbnb orientandosi con Google Maps.
E questi sono solo alcuni dei servizi digitali più ovvi, ma liste simili possono essere fatte per qualsiasi categoria di prodotti. Vi invito a farlo.
4) Alternative europee, disagi e opportunità
Ho dunque iniziato a cercare attivamente modi per iniziare a sostituire alcuni dei sopracitati prodotti con alternative, se possibile, europee. Il movimento del comprare europeo è piuttosto giovane e non è semplicissimo trovare informazioni affidabili.
Credo sia un buon punto di partenza il subreddit r/BuyFromEU e il sito associato https://www.goeuropean.org.
Al momento ho trovato più semplice ridurre l’utilizzo dei prodotti non europei che trovo eccessivamente invadenti nella mia vita. Più complicato è trovare alternative europee.
Parliamoci chiaro: molti dei prodotti che sto abbandonando non hanno ancora vere alternative europee. Se siete consumatori e utenti dovete un po’ accettare questo disagio, almeno nel breve termine.
Se siete imprenditori, investitori o in generale persone volenterose di fare qualcosa di utile, questi vuoti di mercato gridano fortissimo “ehi! Qui c’è un’opportunità!”. Ascoltate i bisogni del popolo consumatore e fatevi avanti.
5) Cosa ho fatto finora
In concreto le modifiche che sono riuscita a implementare finora sono le seguenti.
Come sicuramente sapete, in Italia Whatsapp gode di un’enorme inerzia sociale. Con un discreto sforzo sono comunque riuscita a smettere di utilizzarlo per le conversazioni quotidiane. Non ho ancora trovato buone alternative europee. Un’alternativa ottima è Signal, che però è di una non profit statunitense.
Ho rimosso Facebook (che era già dormiente e inutilizzato).
Ho rimosso diversi account GMail (a favore di altri provider europei e più attenti alla privacy).
Ho iniziato a provare alcuni social decentralizzati come Mastodon e Pixelfed. Ho intenzione di fare un articolo apposito su questo mondo (il fediverso) perché è piuttosto ampio e articolato, soprattutto se non lo si conosce già. Dato che sta diventando relativamente popolare è opportuno menzionare che invece Bluesky è 1) for-profit 2) statunitense e 3) attualmente non decentralizzata.
Per chi lo desidera mi può trovare da oggi su mastodon.social come @eloisapics. L’app di Mastodon (che è un progetto non-profit, open-source, decentralizzato e nato in Germania) funziona molto bene, e la comunità di mastodon.social è estremamente inclusiva per chiunque sposi valori di stampo illuminista e trovi ripugnanti i nazisti.
Pixelfed è come una specie di Instagram dei vecchi tempi, ma decentralizzato. Purtroppo è un po’ acerbo a mio avviso, lento e pieno di bug. Spero migliori.
Altri social decentralizzati non li ho ancora sperimentati, ma conto di farlo a breve. Sarebbe una gran cosa trovare un’alternativa a YouTube che funzioni davvero e con un numero di utenti superiore a 10 (proverò Peertube, anche se mi sembra anch’esso un po’ acerbo).
Ho rimosso alcuni servizi che utilizzavo solo saltuariamente, e per me non essenziali. Ad esempio PayPal, Airbnb, Audible.
Già da tempo invece, e per motivi che vanno al di là dell’europeismo:
non utilizzo Google come motore di ricerca, né Chrome come browser; al momento uso soprattutto Firefox e DuckDuckGo, che è una combinazione Google-free ma non europea. Nei link che vi ho fornito trovate diverse alternative europee che vi consiglio di sperimentare e approfondire;
il mio sistema operativo principale è Arch Linux, uso Windows solo se strettamente necessario e non ho mai posseduto dispositivi Apple (a parte un vecchio iPod regalatomi 15 anni fa e deceduto malamente in lavatrice);
non uso Microsoft Office né la suite di Google (un’alternativa è Libre Office);
non uso Netflix né alternative similari;
uso quando possibile un dumbphone Nokia invece dello smartphone (il problema principale dello smartphone è che, se Android, è dominato da Google); da tempo sono interessata ad alternative Google-free come Purism, Pinephone, Fairphone (solo alcuni modelli con sistema operativo Google-free) etc, ma non ho ancora trovato qualcosa che mi soddisfacesse appieno.
Sarà invece particolarmente difficile spostare tutta la mia presenza online in modo efficiente. Al momento è tutta basata su piattaforme non europee: Instagram, YouTube, Twitch, LinkedIn, Substack. Se volessi riprendere regolarmente a pubblicare contenuti, sarà sicuramente attraverso piattaforme diverse: da siti web autogestiti a Mastodon e altri social federati.
Un’altra difficoltà notevole, già accennata sopra, sarà l’abbandono dell’ecosistema Google Android. Sono curiosa di sentire esperienze di chiunque ci abbia seriamente provato.
6) Cosa avete fatto voi finora
Siete anche voi in una fase di “europeizzazione” dei vostri consumi? Se sì, che passi avete compiuto e che difficoltà state trovando? Come le avete superate?
E soprattutto: se avete risorse e consigli non esitate a condividerli! Molte persone possono trarre giovamento dalla vostra esperienza.
In questo contesto free significa libero, non gratis. Per approfondire vedasi https://it.wikipedia.org/wiki/Software_libero