Risale a quasi un anno fa l’articolo sul mio ritorno in università dopo anni di lontananza dagli studi. È giunto il momento di raccogliere un po’ di riflessioni.
Per andare dritti al sodo ho preferito impostare questo articolo con modalità Q&A. Su Instagram vi ho chiesto le vostre principali curiosità sul mio percorso, e ho selezionato le domande più rappresentative. Di seguito le mie risposte.
Disclaimer: una premessa doverosa è che sto studiando fisica full-time. Alcune delle cose che dico potrebbero non applicarsi ad altri corsi di laurea e a studenti part-time.
È vero quello che si dice, che è difficile riabituare la mente allo studio? Si fa più fatica a riprendere?
Per studiare fisica è importante sia la capacità di assorbire una quantità ingente di informazioni astratte in poco tempo, sia la volontà di metabolizzarle, collegarle e consolidarle, sia la capacità di applicarle risolvendo problemi quantitativi in autonomia, anche quando non hanno soluzione immediata. Il che comporta un costante livello di lieve frustrazione, possibilmente da vivere come uno stimolo positivo e non come una tortura. Serve quindi dedicare un’apprezzabile quantità di tempo, e avere il giusto grado di pazienza e motivazione. In un contesto universitario è anche necessario sottoporsi a costanti test della propria preparazione, e quindi è utile saper reggere l’eventuale stress associato.
Se per qualche motivo nel corso degli anni si sono perse o degradate alcune di queste caratteristiche, diventa tutto più difficile.
Inoltre invecchiando è frequente perdere la mentalità da principiante. Affrontare le basi di una disciplina da adulti, magari assieme a persone molto più giovani di noi1, può essere frustrante. Può far sentire stupidi. E per alcune persone questo è vissuto come umiliante2.
È chiaro che con questo approccio non si va molto lontano.
Hai notato qualche differenza nelle tue capacità di studio a distanza di anni?
Sì. Sono molto più capace di studiare oggi rispetto a dieci anni fa3. Le differenze principali sono le seguenti.
Sono molto più partecipe e proattiva a lezione. Sfrutto l’ambiente universitario il più possibile. Tendo a seguire tutte le lezioni e a fare molte domande.
Mi sforzo molto di più di stare al passo con tutte le lezioni e se possibile dare gli esami parziali e le prove in itinere (invece di aspettare la sessione d’esami per dare tutto assieme).
Sono più organizzata in termini di gestione del tempo e quantificazione delle risorse da allocare a ogni singolo esame. Il che mi rende più evidente se gli obiettivi che mi pongo sono realistici, e qual è lo sforzo effettivo richiesto.
Cerco di essere efficiente, ottimizzando lo studio per le differenti modalità d’esame, invece di studiare genericamente tutto in modo omogeneo.
Studio molto di più e con molta più regolarità (è difficile che passi un giorno senza studiare o risolvere problemi).
Quindi sì, studio meglio. E il motivo è che, siccome sono più motivata e decisa e non voglio perdere tempo, cerco di capire come studiare bene, invece di studiare e basta. E di conseguenza studio in modo più organizzato, consapevole e proattivo. Di conseguenza i risultati sono nettamente migliori, sia in termini di voti sia in termini di comprensione globale e ritenzione di informazioni.
Hai dovuto dare di nuovo degli esami?
No, non ho dovuto ridare alcun esame. Mi hanno convalidato tutti gli esami già dati, che per la cronaca erano: Informatica, Chimica, Fisica 1, Laboratorio di fisica 1, Laboratorio di fisica 2, Laboratorio di calcolo e statistica, Algebra lineare e geometria, Analisi matematica 1, Analisi matematica 2, Logica e filosofia della scienza (che non è parte del curriculum standard).
Quindi in sostanza sono ripartita da circa metà della triennale.
Ti ricordavi le basi per affrontare esami più avanzati o hai dovuto ripassare un po’ di matematica e fisica?
Ho dovuto ripassarmi qualcosina. La mia impressione iniziale era di non ricordarmi quasi nulla, ma ripassando mi sono accorta che le nozioni erano ancora “in memoria”, e rivederle dopo molti anni mi ha dato l’impressione di capirle meglio. In particolare rivederle tutte assieme nell’arco di poche settimane o mesi mi ha dato la sensazione di avere in testa una rete di conoscenze compatta.
Per quanto riguarda la matematica sono ripartita da basi elementari scolastiche, svolgendo tutti gli argomenti molto rapidamente fino ad arrivare al calcolo differenziale e vettoriale. Altre cose più specifiche le ho ripassate strada facendo quando era evidente che mi sarebbe servito un ripasso, durante il periodo delle lezioni. Soprattutto nozioni di geometria o di analisi (integrali curvilinei, integrazione secondo Lebesgue, etc) utili per corsi più avanzati (es. analisi complessa e funzionale).
C’è da dire che a fisica nei primi anni praticamente ogni cosa è propedeutica alle successive, quindi è normale ripassare di continuo ciò che si è studiato in precedenza (rivedendolo con uno sguardo più maturo).
Hai avuto difficoltà a relazionarti con i compagni più giovani?
No, non particolarmente. L’unica difficoltà (non legata all’età) è che inserendomi a metà del secondo anno ero inizialmente un po’ una outsider in un contesto dove tutti si conoscevano già fra di loro. Va ricordato che in generale non sono una super socializzatrice.
Ho notato invece che rispetto a dieci anni fa ho una maggior facilità nel relazionarmi con dottorandi, ricercatori e professori. Sia perché li sento anagraficamente più vicini, sia perché ho in generale più esperienza nel relazionarmi con altre persone in contesti professionali.
Ti senti indietro rispetto ai tuoi colleghi per via della differenza di età?
Nel complesso, no. L’avanzamento di carriera come funzione dell’età è solo uno dei modi possibili di valutare la propria vita. Se il proprio percorso si discosta molto da quello della “persona tipica nel settore X”, utilizzare metriche così semplificate e standardizzate è ingiusto nei propri confronti. Non per tutti il periodo migliore per dedicarsi a studi universitari con profitto è attorno ai 20 anni. Non tutte le persone hanno le stesse difficoltà da gestire “dietro le quinte”. Non tutte le persone fanno le stesse cose per gli stessi motivi. La vita è più complicata di un curriculum da riempire.
Questo non significa che il confronto sia sempre inutile o dannoso. A volte sentirsi “indietro” rispetto a qualcuno su caratteristiche modificabili a seguito di impegno è uno sprone per migliorarsi. Ad esempio prendere a modello il collega più motivato e professionale può accelerare la propria crescita in un contesto lavorativo. Ma non tutte le caratteristiche sono di questo tipo. Per quanto io mi impegni non posso diminuire la mia età4.
Bene. Questa mini raccolta di considerazioni a un anno dal mio ritorno in università finisce qui. Se avete altre domande scrivetele pure nei commenti. Potete anche mettere un cuoricino, iscrivervi, e soprattutto condividere questo articolo a tutte le persone che stanno avendo la folle idea di ritornare in università dopo tanti anni di lontananza dai banchi.
Magari con un insegnante più giovane di noi!
Termini che ho sentito davvero per descrivere l’orribile esperienza di affrontare le basi di una nuova disciplina da adulti (lingue, strumenti musicali, sport, matematica, etc).
Fonte: il mio libretto universitario.
Con buona pace del mio Garmin.